I richiedenti asilo devono trascorrere giorni, se non settimane, negli uffici di Via Verona in attesa che le loro richieste di asilo vengano approvate. In alcuni casi, le nomine sono state annunciate in modo informale diversi mesi dopo, senza criteri di selezione chiari. Molti altri saranno invitati a tornare nelle prossime settimane, poiché non c’è spazio per loro per ricevere un riconoscimento formale. In entrambi i casi, i richiedenti asilo rimangono nel paese senza un permesso di soggiorno valido, vengono loro negati i diritti fondamentali e l’accesso alle strutture di accoglienza e rischiano l’espulsione. Inoltre, il deposito della domanda di protezione internazionale è subordinato alla domanda di ospitalità, che è un documento non richiesto dalla legge. : è necessario fissare un appuntamento e, a tal fine, è previsto che ci si rechi di persona in ufficio: da alcuni mesi è stato abbandonato il sistema di prenotazione tramite posta elettronica, sostituito dall’accesso gratuito due giorni a settimana dalle 14 alle 17, il che ha comportato un aumento dei tempi di attesa e una totale incertezza sulla possibilità di effettivo ingresso. Il personale spesso fornisce informazioni contrastanti con le indicazioni contenute nel sito istituzionale, anche per quanto riguarda gli orari di apertura degli uffici (e comunque le persone sono costrette a presentarsi anche otto ore prima, al solo fine di ottenere un appuntamento), in modo informale esaminare la documentazione in possesso dello straniero e decidere, in modo del tutto discutibile, sulla sua idoneità. Paradossalmente l’ufficio in questione lamenta un gran numero di utenti, ma il gran numero è il risultato sia dell’obbligo di recarsi di persona al solo scopo di richiedere un appuntamento, sia dei continui rifiuti da parte del personale esterno all’ufficio stesso . Questa pratica è molto grave, non solo perché posta in essere da personale non competente a giudicare il ricorso, ma anche perché costituisce una violazione delle norme che regolano il procedimento amministrativo. Va inoltre sottolineato che i tempi per fissare gli appuntamenti sono di diversi mesi, arrivando fino a oltre un anno per la presentazione della domanda di protezione speciale. La documentazione aggiuntiva viene richiesta verbalmente e non può essere contestata anche se lo straniero la ritiene irragionevole alla luce della normativa vigente. Non viene menzionata la persona responsabile della procedura e il ritiro delle domande e dei documenti viene rifiutato arbitrariamente. Le decisioni sulle date di integrazione delle domande vengono prese diversi mesi dopo, con conseguenti ritardi nella determinazione delle fasi non sempre giustificate. Ad esempio, il processo di richiesta di protezione speciale sottolinea le violazioni gravi. Secondo la legge, le domande vengono presentate alla questura, che ha il compito di raccoglierle e trasmetterle alla Commissione internazionale sui territori protetti. Invece gli agenti di polizia all’ingresso di via Verona ritengono di avere il potere di richiedere documenti non previsti dalla legge e si rifiutano di accogliere le domande, che variano di volta in volta. Si registrano generali inefficienze nella tempistica delle procedure amministrative per il rilascio o il rinnovo dei permessi di soggiorno. I candidati aspettano mesi (se non anni) per ricevere una risposta alla loro domanda. Il sistema di verifica “on line” non funziona, e questa situazione ha sicuramente aumentato l’afflusso di persone verso la sede di Verona 4th Avenue, e l’unico modo per ottenere informazioni sullo stato della pratica è rivolgersi all’avvocato per accedervi. Sul documento, infine, ci sono molti contesti inappropriati per le istituzioni che dovrebbero rappresentare la cittadinanza (sia di origine italiana che straniera). Nella Quarta Strada di Verona le persone in attesa subiscono spesso abusi da parte della polizia.